Capitolo 5 – Cortomaltese

Jacopo vede che te ne vai sbattendo la portiera. Uno schiaffo di spostamento d’aria.
Jacopo è sempre al palo, sempre fermo, accarezza il suo gatto, guarda oltre le finestre, quelle del suo monitor, e conta.
Jacopo si prende un altro no, se lo mette in borsa, e cammina con i sassi nelle scarpe che vorrebbe tirare, tirarseli addosso, rimanerci sotto la valanga dei suoi sassi nelle scarpe.
Jacopo fuma, si stappa una bottiglia, usa la pornografia e i videogame, si spegne.
Jacopo ti guarda ancora negli occhi, non lo fa con nessuno ma con te sì, dannazione, ti guarda come se dovesse capire misurando il tempo che ci mette il suo sguardo ad arrivare al cuore quanto profonda sei. Ti fa luce dentro, si porta in te, ti fa ancora l’Amore come una volta, quando dall’altra parte del tavolo giocava a prendere tutte le tue occhiate e a farsi correre i brividi sulla schiena coi tuoi sorrisi. Spudoratamente in mezzo alla gente. A mezz’aria. Ma tu non ti ricordi queste parole.
Jacopo brucia di banalità ogni giorno, di routine ogni secondo. Tossisce come tutti. Ha la voce roca, si starnutisce addosso. Spacca il volante a pugni. Come tutti.
Jacopo è sé stesso, lo è sempre, a costi di farti male e di ucciderti. Ce lo deve. E tu?
Jacopo vede le tue bugie e vede oltre, e vede. Vede. Vede. Vede. Vede. Fissa il vuoto e vede tutto. Vede la stanza, le pareti rosse, un letto, un hotel, e gli manca la forza di descriversi il resto anche se l’ha già fatto tante volte.
Jacopo ogni giorno discrimina la sua diversità. Quella di ieri.
Jacopo perde sangue dal naso e dagli occhi, e a volte anche quando viene. No, non succede e non vorrebbe succedesse, ma a volte pensa proprio che quello che gli monta dentro deve essere sangue. Infondo è lì che incanala le sue paure, ansie e frustrazioni.
Jacopo fa un altro passo. Ogni numero è un passo lo capisci?
Ci metti una parola davanti a un numero, sempre la stessa… e tutti si aspettano di andare avanti. Ma stiamo andando indietro, sempre di più, ogni parola ci guida alle origini. E srotolato fino al bandolo, la matassa seguirà la sua fine naturale.
Jacopo è quasi arrivato. Si ferma per un po’. Respira aria buona dal filtrino.

L’ultima tappa…. l’ultima Thule…. L’Arcadia… La meta. La metà.

Guardo l’Oceano erculeo. L’ennesima fatica. L’ultima.

Pronta per il Mare aperto Sorella? Pronta per l’America, su una rotta diversa dalla mia? Che le mie tempeste non vedano le tue.
E le tue non vedano le mie.
E io non affondi prima di te e tu prima di me.
Che si possa scoprire da soli insieme.

Jacopo. Cortomaltese.

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