All’osteria ti ascoltavo due tavoli più in la

La tristezza della tua voce alta.
Diventi sola a parlare così,
ci respingi.

Bisbigliamoci, costringiamoci a porgerci l’orecchio.
Stringiamoci nei sussurri, fino ad abbracciarci e
a doverci spogliare per sentirci, finché
per sentirci potremmo solo col
calore.

Ma se dico una frase, il calore del mio corpo non cambia il significato?
Non cambia qualcosa l’aria nei tuoi polmoni?
Se mi fumi un “ti amo” in faccia,
io che dovrei pensare?

Dovremmo alleggerirci, salire in alto,
fino ad avere solo aria di montagna nei polmoni,
rarefatta, e darci dei “ti amo” che volino da soli,
per l’aria calda nei nostri polmoni.

Amarsi è sollevarsi, non di tanto, con la voce stridula.

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